All'origine, il rosario, o più precisamente la corona, era un semplice cordoncino annodato, simile a quello che ancora oggi si usa nella chiesa cristiana orientale e viene chiamato kombologion, derivante dalle parole greche kombos (nodo) e logos (parola). Questa forma risale a ben 2600 anni prima di Cristo, poiché è raffigurato nelle mani del re Minosse su un bassorilievo nell'isola di Creta. Tuttavia, quel cordoncino non serviva a contare le preghiere, bensì a misurare il tempo. La tradizione orientale attribuisce a Buddha (563-483 a.C.) il primo uso di questo strumento a scopo religioso.

Il nome del rosario cristiano deriva da "rosarium" (giardino di rose), lo stesso termine con cui venivano denominati i libri che per secoli hanno contenuto raccolte di preghiere. L'identità spirituale di entrambi è identica: ogni grano del rosario, come ogni pagina del libro, corrisponde a una preghiera.

Inoltre, nel Cristianesimo, la rosa simboleggia il sangue versato da Cristo e la purezza della Vergine, eventi fondamentali nella recita del rosario. Un aspetto particolarmente interessante del rosario sardo è il simbolismo che trae origine da elementi di credenze religiose di culti pre-cristiani, assimilati dalla chiesa cristiana primitiva. Come nel primo Cristianesimo, si riteneva che il collegamento con la mitologia e con le concezioni filosofiche e cosmologiche antiche conferisse un senso di realismo alla fede cristiana. Pertanto, il simbolismo dell'albero mitico centrale, noto alle religioni più antiche, è pienamente rappresentato dai quattro lobi ramosi che terminano i bracci della croce, o dai rami distesi o dai loro nodi, a volte stilizzati in una o più file di granuli. Così la croce diventa il fulcro della nuova creazione; in essa si uniscono i punti diametralmente opposti.